Twitter e la guerra in Ucraina

  • A quasi due mesi dall’inizio della guerra in Ucraina, abbiamo fatto un’analisi delle conversazioni su Twitter nel mondo e in Italia
  • Quali gli hashtag più usati, quali i contenuti più condivisi?
  • Cosa si pensa dei tre principali leader (Putin, Zelensky, Biden) coinvolti nel conflitto?


La guerra in Ucraina è alla settima settimana. In questo contesto il ruolo dei social network, tra l’urgenza di verità e le insidie della propaganda, si è fatto sempre più centrale e le conversazioni in rete relative alla guerra si sono moltiplicate giorno dopo giorno.
In particolare, tra i social, Twitter si conferma la piattaforma di riferimento per le breaking news, utilizzato dagli utenti come canale primario di aggiornamento e dai principali attori coinvolti nel conflitto come strumento per comunicare con i cittadini e dialogare con i loro omologhi stranieri, sfruttando il carattere pubblico e virale dei tweet, che favoriscono il botta e risposta.

Essendo il news network per eccellenza, su Twitter è possibile partecipare alle conversazioni quotidiane sui temi del giorno (newsjacking), informarsi e seguire gli sviluppi di una vicenda direttamente tramite #hashtag e topics di tendenza. Abbiamo perciò deciso di analizzare 2 dei principali hashtag correlati alla guerra in Ucraina a partire dall’inizio della guerra e i nomi di tre leader politici (Zelensky, Putin e Biden), con l’obiettivo di mappare le conversazioni su Twitter e scoprire i contenuti più condivisi a livello globale e nazionale.

Gli hashtag della guerra nel mondo

Dallo scoppio del conflitto ci siamo abituati a leggere sotto i tweet di influencer, media e politici di tutto il mondo diversi hashtag relativi alla guerra. Tra questi, soprattutto #UkraineRussiaWar e #UkraineUnderAttack.

Il primo, tra i più utilizzati in assoluto, dal 24 febbraio al 12 aprile è comparso in 3.8 milioni di tweet pubblicati da 251.600 autori unici a livello globale, generando 14.1 milioni di interazioni. Dall’analisi emerge chiaramente che la maggior parte di questi contenuti sono relativi ai primi 10 giorni circa di guerra, quando l’invasione, iniziata da qualche giorno, assume la forma di una guerra serrata destinata a durare nel tempo.

In particolare sono i giornalisti internazionali e i rappresentanti ucraini come l’Ambasciatore Ucraino in Austria a pubblicare i contenuti più condivisi sulla piattaforma. Contenuti dal carattere informativo ed emozionale volti a raccontare lo sviluppo del conflitto e la condanna, soprattutto da parte politica, di Putin e della guerra in corso.

Sono minori, e strettamente legate all’avvio delle operazioni militari da parte russa, le menzioni dell’hashtag #UkraineUnderAttack, che nello stesso periodo di tempo è stato utilizzato 1.9 milioni di volte da 133.500 autori unici nel mondo, per un totale di 7.6 milioni di interazioni

Spiccano contenuti emozionali come il canto di speranza di una bambina ucraina (dal cartone animato Frozen), tesi a raccontare la vita dei civili costretti a ripararsi nei bunker per sfuggire ai bombardamenti. Allo stesso tempo vengono rilanciati messaggi di sostegno al Presidente Zelensky e di coraggio, e orgoglio, relativi alla Resistenza armata delle donne ucraine.

I tre leader nel mondo 

Zelensky vs Putin

Le conversazioni globali su Twitter si concentrano anche, e soprattutto, sui principali attori coinvolti nel conflitto, a partire ovviamente da Zelensky e Putin. Dall’inizio del conflitto al 12 aprile sono 14.4 milioni i tweet (quasi 86 milioni di interazioni) che menzionano il Presidente ucraino, al centro dell’attenzione degli opinionisti anche per la propria strategia di comunicazione.

I top tweet che citano Zelensky descrivono positivamente la sua figura di uomo, oltre che di Presidente, affermandosi sempre più come un riferimento socio-culturale occidentale

Top Tweet:

Invece, come è immaginabile, i numerosi cinguettii che riguardano Putin (oltre 76 milioni, per 344.4 milioni di interazioni) sono in gran parte di condanna nei suoi confronti, soprattutto durante i primi giorni di guerra.

Tra i tweet più significativi quello di Anonymous, quando il gruppo ha annunciato il proprio attacco hacker alle istituzioni russe.

Top Tweet:

Biden

È ovviamente indubbio il ruolo cruciale negli sviluppi del conflitto del Presidente USA Joe Biden. Degli oltre 38.9 milioni di menzioni su Twitter pubblicate da 1.2 milioni di utenti, per un totale di 186.4 milioni di interazioni, diversi si concentrano sul ruolo presente e futuro della NATO.

Le conversazioni sulla piattaforma riflettono quello che è il dibattito all’interno del Paese, con la popolarità del Presidente in continua discussione per le proprie scelte in politica estera. Ciononostante, sono diversi i tweet particolarmente popolari che sottolineano l’importanza geopolitica di avere oggi Biden al posto di Trump nella gestione del conflitto.

Top Tweet: 

Di cosa hanno parlato gli italiani

#UkraineRussiaWar e #UkraineUnderAttack

A denotare la dimensione globale del conflitto e il desiderio di prendere parte ad un flusso di informazioni collettivo e condiviso oltre i confini nazionali, è interessante notare come alcuni degli hashtag più menzionati in Italia siano in lingua inglese. Nel periodo preso in analisi (24 febbraio – 12 aprile) infatti, gli hashtag #UkraineRussiaWar e #UkraineUnderAttack hanno raccolto rispettivamente 200.200 e 30.900 menzioni, con un volume di engagement pari a 818.300 e 114.100 interazioni.

#UkraineRussiaWar                                                                              #UkraineUnderAttack

Tuttavia, l’andamento delle conversazioni su Twitter sembra essere inversamente proporzionale all’evolversi della guerra: come si evince dal grafico infatti, ad eccezione del bombardamento del teatro di Mariupol il 16 marzo, in entrambi i casi il volume delle interazioni e l’interesse degli utenti sono diminuiti nel corso del tempo, nonostante nei fatti l’escalation crescente del conflitto. È perciò nella fase iniziale della guerra che troviamo i principali picchi di salienza: in particolare, nel caso di #UkraineUnderAttack in concomitanza con l’esclusione della Russia dal circuito di pagamenti Swift da parte di Stati Uniti, Ue, Regno Unito e Canada (26 febbraio) e nel caso di #UkraineRussiaWar in occasione della richiesta di adesione dell’Ucraina all’Unione Europea (28 febbraio) e del saluto di Zelensky al Parlamento Europeo (1 marzo). Questo a testimonianza, da un lato, dell’enorme impatto della notizia dell’invasione russa sull’opinione pubblica, e dall’altro dell’infodemia e della dinamicità del ciclo delle notizie che, più si allungano nel tempo, più sembrano perdere di interesse tra gli utenti.

Tra i diversi contenuti legati alla guerra, quelli che sono stati in grado di generare maggior engagement comunicano messaggi di sostegno al popolo ucraino e di speranza. Quello che emerge dal percepito degli utenti italiani su Twitter, infatti, è principalmente la condanna della guerra e della violenza tout court, preoccupazione per i civili ucraini e, malgrado il dibattito sulle responsabilità del conflitto continui a prendere piede, forte ostilità nei confronti di Putin, ritenuto responsabile dell’invasione (non a caso “stop putin” e “putin war criminal” sono tra gli argomenti correlati alle keyword prese in esame).

Zelensky vs Putin

Nel periodo analizzato, i nomi di Putin e Zelensky hanno raccolto rispettivamente 2.2 milioni e 579.800 menzioni, con un volume di engagement pari a 8.4 e 2.3 milioni di interazioni, evidenziando che quella contro l’Ucraina è percepita tendenzialmente come “la guerra di Putin” (da sottolineare, al riguardo, che #UkraineUnderAttack è un trend di tendenza che incornicia, non a caso, il conflitto all’interno di una visione di senso in cui l’Ucraina è l’aggredito e la Russia è l’aggressore).

Notiamo inoltre che il 24 febbraio e nei giorni immediatamente successivi all’invasione militare ucraina, l’attenzione è principalmente focalizzata su Putin. Pur essendo un leader poco comunicativo o comunque, salvo il discorso allo stadio di Mosca del 18 marzo, quasi sempre apparso chiuso, da solo e distante dai suoi interlocutori, una maggiore concentrazione mediatica è probabilmente data dal fatto che Putin, presidente dal 1999 con un piccolo intervallo da primo ministro, è un personaggio noto e discusso da anni (basti pensare ai rapporti tra Lega e Putin, di cui si discute e indaga da tempo).

Zelensky invece era una figura misteriosa per gran parte dell’opinione pubblica nazionale  e, nel dramma dell’aggressione, si è trovato davanti l’opportunità comunicativa di ridefinirsi agli occhi del mondo: in poco tempo, ha catturato l’attenzione di tutto il mondo, rovesciando il suo immaginario da ex attore comico diventato Presidente quasi per caso e rendendosi protagonista attivo della narrazione del conflitto, con la scelta di rimanere a Kiev a difendere il futuro del suo Paese. Così, seppur con volumi di conversazione minori, grazie alla sua strategia comunicativa è riuscito a dare credibilità al suo messaggio e a guadagnare visibilità, mantenendola costante nel tempo, fino a raggiungere un picco di salienza che ha superato Putin in numero di menzioni in occasione del suo discorso al Parlamento italiano il 22 marzo.

Tuttavia, a conferma di quanto evidenziato dal contesto generale, occorre evidenziare che il trend sembra comunque calare per entrambi i termini di ricerca.

Biden

Come prevedibile, la keyword “Biden” in Italia genera un minor volume di conversato rispetto agli altri due leader politici, raccogliendo complessivamente 329.600 menzioni, realizzate da 14.600 autori unici e con un livello di engagement pari a 910.500 interazioni.

In particolare, si evidenzia un picco nella giornata del 27 marzo, in seguito al discorso che Biden ha tenuto a Varsavia durante la sua visita in Polonia. In quell’occasione, il presidente degli Stati Uniti si schiera pubblicamente a favore della rimozione di Putin, affermando “Per l’amor di Dio, quest’uomo non può rimanere al potere. Putin è un tiranno, un dittatore che cerca di ricostruire un impero”. Nonostante l’immediato intervento della Casa Bianca per correggere il tiro della dichiarazione, la frase pronunciata a Varsavia ha scatenato un’onda di critiche e di preoccupazioni nell’opinione pubblica italiana, e non solo. Basti pensare al Presidente Emmanuel Macron che ha invitato il leader degli Usa a non compromettere le già lievi possibilità di riprendere il dialogo con Mosca.

Inscrivere il conflitto ucraino nella narrazione di una battaglia tra democrazia e dittatura può essere una strategia per rendere più tollerabile le conseguenze che i paesi occidentali dovranno pagare in termini sociali, economici e migratori. Tuttavia non sembra aver funzionato, almeno tra gli utenti italiani.

In conclusione

Dall’analisi di 5 dei principali trending topic nel periodo compreso tra il 24 febbraio e il 12 aprile, possiamo affermare che il conflitto ucraino ha generato un ampio volume di conversazioni che ha confermato Twitter tra i principali canali di informazione (e disinformazione) sul conflitto. Quasi unanime la condanna nei confronti di Putin, mentre i contenuti più virali restano, come in altri conflitti e crisi, quelli dal carattere prettamente emozionale ed umanitario, soprattutto laddove sono coinvolti minori e donne.

Va sottolineato che nel nostro Paese, tra gli utenti che hanno condiviso contenuti e aggiornamenti in tempo reale sulla guerra, troviamo soprattutto giornalisti, politici e “opinion leader”, mentre non sembra esserci stato grande coinvolgimento da parte degli influencer che, a differenza di quanto sta avvenendo all’estero, in Italia sembrano preferire non prendere posizione, mantenendo nella maggior parte dei casi un atteggiamento perlopiù neutrale, ad eccezione di qualche raro caso.

Infine, il generale calo del volume del conversato dell’ultimo periodo sembra suggerire che la conversazione attorno alla guerra ucraina sia influenzata più dal bisogno di esprimere la propria opinione e di sentirsi parte di una conversazione collettiva in cui sostenere la propria fazione che dal reale evolversi dei fatti, favorendo, tra le altre cose, una maggiore polarizzazione delle posizioni e meccanismi come quello delle “echo chamber” dove ognuno trova la propria narrativa.