G7: il racconto social dei leader al Summit di Hiroshima 

Articolo di Greta Mosca

Il 21 maggio si è concluso il G7, il forum intergovernativo di tre giorni a cui hanno partecipato Canada, Francia, Germania, Giappone – quest’anno padrone di casa –, Italia, Regno Unito, Stati Uniti e Unione europea. Attraverso i principali profili social dei leader che vi hanno presenziato, e da un’analisi qualitativa e quantitativa del dibattitto tematico, è stato possibile estrapolare un vero e proprio resoconto social del summit.  

Il leader in assoluto più attivo durante la tre-giorni giapponese è stato Rishi Sunak (oltre 4 milioni di follower tra Facebook, Instagram e Twitter) con oltre 48 contenuti. In totale coerenza con il proprio feed, il Primo Ministro britannico ha mantenuto un tone of voice efficace – disteso ma puntuale – mostrandosi sorridente e amichevole ma anche autorevole e fermo, perfettamente in linea con il clima in cui sembrerebbe essersi svolto il summit. Caroselli e gallery fotografiche sono stati il format prescelto per raccontare non solo i lavori ma anche la mission del vertice: difendere i valori di libertà, democrazia e tolleranza. Proprio per lo stile comunicativo intrapreso, particolare rilevanza assume la decisione di pubblicare, invece, un singolo scatto in occasione dell’incontro con il leader ucraino Volodymyr Zelenskyj che, su Twitter (4 milioni di visualizzazioni) viene riassunto da una concisa rassicurazione sul perdurare dell’alleanza britannico-ucraina, mentre su Facebook assume toni molto più politicizzati menzionando le sanzioni alla Russia e l’imperatività di una “vittoria ucraina per la pace e la sicurezza mondiale”. 

Sostegno all’Ucraina, cooperazione militare per il mantenimento della stabilità nell’Indo-Pacifico e temi economici come gli investimenti nipponici nel Regno Unito, sono le issue più frequentemente condivise, ed evidentemente prioritarie, per Sunak.  Opposta alla massiccia presenza social dell’inquilino di Downing Street ci sono le limitate pubblicazioni di Olaf Scholz, tutte e 13 condivise solo attraverso il profilo ufficiale @Bundeskanzler (nulla dai suoi canali personali). Tratto in comune tra i due leader è la polisfaccettata narrazione sui social. Anche il cancelliere tedesco ha, infatti, modulato differentemente la comunicazione del summit di Hiroshima sui propri canali: se Facebook – piattaforma su cui non è particolarmente seguito – è stato trascurato e a Instagram destinata principalmente la condivisione dei temi all’ordine del giorno, Twitter è indubbiamente il social prescelto per le comunicazioni più ufficiali. Non si evidenziano particolari approfondimenti sulle tematiche affrontate, quanto piuttosto una peculiare attenzione ai destinatari dei post. Declinando, infatti, i propri tweet sia in tedesco che nella lingua madre del proprio interlocutore, Scholz riesce ad enfatizzare “l’atmosfera di solidarietà e buona cooperazione” che ha caratterizzato il vertice.   

Modus operandi – a tratti – diametralmente opposto, invece, per il Primo Ministro canadese. I significativi volumi di uscite social di Justin Trudeau, che ha continuato a pubblicare post tematici anche a vertice concluso, sono scanditi da due elementi portanti: non ci sono rilevanti differenze tra le piattaforme, dunque nella maggior parte dei casi i contenuti sono i medesimi, così come il tone of voice, ed è l’unico leader che talvolta ha prediletto i post con solo testo senza il ricorso a card o fotografie. Quasi a non voler distogliere l’attenzione dell’utente dal contenuto, ad alcune precise tematiche viene riservato questo trattamento: il sostegno all’Ucraina – che ricorre anche nel video dell’abbraccio con Zelenskyj (post più performante con oltre 26 mila visualizzazioni) – e alcune materie di confronto del G7 quali gli investimenti sulla sicurezza alimentare nei Paesi in via di sviluppo e la promozione dell’uguaglianza di genere.  

Trudeau è stato anche il leader più attento a condividere gli incontri con la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, con il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel, con il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, e con i leader degli altri Paesi invitati. 

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni – unica donna presente oltre a von der Leyen – ha fatto ricorso a tutti i canali e i format a sua disposizione per raccontare il G7 alla sua fanbase (oltre 7 milioni di utenti). La modalità video sembrerebbe essere stata la più premiante, tanto su Instagram quanto su TikTok. Sulla prima piattaforma ha principalmente ringraziato il Primo Ministro giapponese per la sua accoglienza e per la collaborazione frutto del Partenariato Strategico tra i due Paesi, ha sintetizzato i giorni di lavoro al G7 e ricordato l’appuntamento del prossimo anno con la presidenza italiana; sulla seconda, alla quale solo Meloni ha fatto ricorso, i due contenuti pubblicati risultano più generici come livello di approfondimento ma formali nel linguaggio – elemento particolare, soprattutto se si considera il target prettamente young della piattaforma – e hanno collezionato quasi 75 mila visualizzazioni. Significativa anche la riflessione di Meloni sul nostro Paese: “Sono soddisfatta degli incontri bilaterali e del mondo in cui l’Italia viene accolta e ascoltata con attenzione come si conviene a un grande attore internazionale che ha posizioni chiare su tutte le materie che ci si trova ad affrontare. 

Stile comunicativo per certi versi simile è quello del Presidente francese. Anche Emmanuel Macron (17 milioni di follower) nei suoi contenuti ha evidenziato alcune priorità francesi come il clima, la biodiversità e la lotta alla povertà, ma soprattutto ha complessivamente veicolato i messaggi con un tono enfatico e – a tratti – solenne, soprattutto in occasione della visita al Memoriale della Pace di Hiroshima e per ricordare il sostegno al popolo ucraino.  Anche Macron ha infatti sottolineato in più di un’occasione come aver concesso al Presidente Zelenskyj di recarsi in Giappone per “andare a perorare e ottenere il sostegno internazionale (…) per costruire la pace ed evitare la divisione del mondo” sia il reale senso della diplomazia e della democrazia. 

Con messaggi chiari e puntuali, immagini pulite e un tone of voice autorevole è Joe Biden che più di ogni altro comunica e condivide quanto il G7 sia stato un’occasione per porre le basi per progetti comuni, cementare partnership e rimarcare la solidità di alcune alleanze. L’accento posto sul rispetto e l’ammirazione per quanto fino ad ora fatto dal popolo ucraino, a cui viene riconfermato l’appoggio indiscusso, e la forte intesa con il Primo Ministro australiano Anthony Albanese, strategica nella tesa regione dell’Indo-Pacifico, sono solo esempi del sottotesto – nemmeno troppo implicito – che si legge dalla comunicazione social di Biden durante il forum: le democrazie sono alleate.  

Le democrazie danno i loro frutti” è, invero, la caption scelta per descrivere l’immagine dei leader riuniti al forum giapponese (6 milioni views) twittata dall’account ufficiale POTUS – interessante notare come in questo caso Biden abbia deciso di veicolare i contenuti di politica estera relativi al G7 attraverso i profili @POTUS, lasciando ai suoi social personali le issue di politica interna. 

Affine è il fil rouge della narrazione social del padrone di casa del G7. Fumio Kishida ha infatti veicolato e condiviso con la sua fanbase (complessivamente 100 mila utenti) messaggi di collaborazione ponendo l’accento principalmente sull’importanza di rifiutare l’uso e la minaccia di armi nucleari, stressando l’opportunità di mettere in discussione dogmi del passato per perseguire la sopravvivenza dell’umanità, e ribadendo l’imperativo politico di trovare un equilibrio tra la responsabilità di proteggere il popolo e quella di mantenere “il mondo libero dalle armi nucleari”. Ed è con 101 mila interazioni e oltre 5 milioni di visualizzazioni che il popolo di Twitter sembra abbracciare questo proposito reagendo al thread dedicato alla visita al Memoriale della Pace di Hiroshima, che sembra suggellare – per lo meno visivamente – l’impegno di tutti i leader presenti a perseguire “l’ideale di vivere in un pianeta privo di armi nucleari per i nostri figli, nipoti e discendenti”. 

La tre-giorni in Giappone conferma non solo come, a margine di eventi importanti, gli account dei leader politici diventino una sorta di racconto parallelo – declinato attraverso la scelta di tone of voice e format – per condividere priorità nazionali o messaggi non strettamente correlati al claim dell’evento, ma anche la perfetta occasione di mostrare coesione internazionale. L’unità dei politici che hanno lavorato gomito a gomito confrontandosi su sfide complesse, il rifiuto della minaccia nucleare, le immagini con il presidente Zelenskyj – a testimoniare il sostegno all’Ucraina – sono, infatti, i contenuti più popolari e maggiormente in grado di riflettere, anche indirettamente, il key message di questo summit: in un momento così complesso come quello che stiamo vivendo, le democrazie sono alleate più che mai per lavorare ad un progetto condiviso che consenta crescita, benessere e garantisca la pace mondiale.