Élection présidentielle 2022 – La corsa finale

Articolo di Alice Santaniello e Daniele Villa, revisione di Alice Blangero, supervisione di Pietro Raffa

Domenica 10 aprile gli elettori francesi saranno chiamati a votare per il primo turno delle elezioni presidenziali. A sfidarsi ci saranno ben 12 candidati, quattro donne e otto uomini, tra cui il presidente uscente Emmanuel Macron. Tra questi, sei si posizionano nell’area politica afferente alla sinistra, mentre sono quattro quelli che rappresentano il campo delle destre nelle sue varie sfaccettature. Al momento al primo turno i sondaggi danno in vantaggio Emmanuel Macron, seguito a stretto giro dalla leader della destra nazionalista Marine LePen. In caso di ballottaggio i due si sfideranno nuovamente il 24 aprile replicando uno scenario già visto nel 2017.

A differenza delle passate tornate presidenziali di questa sfida si sta parlando poco, soprattutto in Francia e i motivi principali possono essere due. Senza dubbio l’instabilità politica internazionale dovuta all’invasione russa ai danni dell’Ucraina ha monopolizzato l’attenzione e gli sforzi dei principali media francesi, ma in aggiunta a questo elemento va considerato il fatto che il primo a trovare vantaggiosi i riflettori spenti su questo appuntamento è proprio il candidato più forte, cioè Emmanuel Macron. I manuali di comunicazione politica insegnano che all’incumbent, partendo da una condizione di superiore notorietà e centralità nei media, non conviene alzare i toni del dibattito per evitare di attirare l’attenzione sui competitor. Una strategia che sembra essere stata seguita pedissequamente da Le Président.

Di seguito un breve riassunto dei punti di forza e di debolezza dei principali protagonisti della competizione elettorale, a partire dal favorito secondo tutti i sondaggi e i principali analisti del settore.

Emmanuel Macron

Facebook: 4.3 milioni di follower

Twitter: 8 milioni di follower

Instagram: 2.9 milioni di follower

TikTok: 2.9 milioni di follower

Telegram: 19mila iscritti

Il presidente in carica ha stupito la Francia vincendo le elezioni nel 2017 solo un anno dopo aver creato il suo partito, La République en Marche. Ex banchiere d’investimento di 44 anni ed ex ministro dell’economia durante il Governo Vallas II, Macron è entrato in carica con una reputazione più da tecnocrate che da politico liberal-riformista. Nel corso della sua presidenza le proteste diffuse dei Gillet Gialli e la pandemia da Covid-19 lo hanno costretto ad aumentare la spesa sociale e l’attenzione alle tematiche tradizionalmente socialdemocratiche. Il compito di Macron è quello di far rivivere lo spirito riformista, pur rivendicando una gestione generalmente solida del covid.

Secondo tutti i sondaggi è lui il favorito al primo turno, ed eventualmente anche in caso di ballottaggio, avvantaggiato non solo dall’essere il presidente uscente, bensì anche dal contesto internazionale che l’ha portato a recitare un ruolo di primo piano nelle trattative tra Russia e Ucraina. Secondo molti analisti, infatti, la crescente instabilità internazionale potrebbe avvantaggiare i candidati che partono già da una grande notorietà presso il grande pubblico, tra cui sicuramente Monsieur le Président.

Marine Le Pen

Facebook: 1,6 milioni di follower

Twitter: 2,7 milioni di follower

Instagram: 166mila follower

Youtube: 58.3mila iscritti

TikTok: 395.7mila follower

Telegram: 6.2mila iscritti

Figlia di Jean-Marie Le Pen, cofondatore del partito di estrema destra Front National, Marine Le Pen ha passato gli ultimi 11 anni a capo del movimento cercando di prendere le distanze dalla sua storia e dalla sua famiglia. Ribattezzato Rassemblement National, il suo partito oggi cerca di presentarsi più come una forza di governo che come un movimento di protesta, pur conservando forti elementi nazionalisti ed euroscettici, con una linea dura sull’immigrazione. Giunta alla sua terza campagna presidenziale, la Le Pen è ancora sostenuta da una base solida e fedele che la appoggia da diversi anni nonostante il tentativo con questa candidatura di toccare nuovi temi di dibattito come l’aumento del costo della vita, dei carburanti, delle materie prime e dell’energia, conquistando così un elettorato tradizionalmente legato al mondo della sinistra operaia in un momento di grande incertezza e paura per la sicurezza mondiale.

Jean-Luc Mélenchon

Facebook: 1.3 milioni di follower

Twitter: 2.4 milioni di follower

Instagram: 221mila follower

Telegram: 6.6mila iscritti

Youtube: 740mila iscritti 

Twitch: 93mila follower

TikTok: 1.8 milioni di follower

70 anni, Jean-Luc Mélenchon è il candidato de La France insoumise (LFI). Ex senatore e ministro socialista, prese le distanze dal PS nel 2008, fondando il Parti de gauche poi confluito in LFI nel 2016. Nel 2012 ottenne l’11,1% dei suffragi, mentre nel 2017 il 19,6%. Eletto all’Assemblea nazionale, dal 2017 presiede il gruppo parlamentare del suo partito. Insieme a molti altri ha firmato il programma “L’avenir en commun” della cosiddetta “Union Populaire”, che conta 694 proposte per oltre 80 punti programmatici. Quando gli si chiede di riassumere in poche parole il suo programma sintetizza le sue priorità spiegando di battersi per “l’armonia degli essere umani fra loro e con la natura”. Mélenchon è un rappresentante della sinistra dura e pura e un veterano della campagna elettorale, ora alla sua terza candidatura presidenziale. Popolare tra i giovani nel 2017 e abile nell’uso dei social media, tra cui anche TikTok, giura di ripristinare la tassa sul patrimonio e di far uscire la Francia dalla NATO. Come altri candidati di sinistra al momento i sondaggi lo danno in difficoltà, anche se nella sua storia può vantare impennate tardive nei sondaggi.

Valérie Pécresse

Facebook: 111mila follower

Twitter: 452mila follower

Instagram: 44.2mila follower

TikTok: 59.9mila follower

Telegram: 2,35mila iscritti 

Twitch: 32 follower

La vincitrice delle primarie dei repubblicani, Valérie Pécresse, è liberale in materia economica e conservatrice dal punto di vista politico ed è stata un ex ministro del bilancio e attualmente presiede la regione intorno a Parigi, Ile-de-France. Si colloca nell’area di centro-destra del suo partito, ma per esigenze elettorali ha dovuto parlare anche agli elettori nazionalisti promettendo per esempio di riformare il processo di ottenimento della cittadinanza francese in ottica più restrittiva. La sua partita è chiara: parlare a un elettorato apertamente di destra al primo turno senza inimicarsi i moderati al secondo.

Pur venendo dal successo nelle primarie repubblicane, Pecresse non è mai riuscita a presentarsi come una candidata forte e credibile, elemento che costituisce un grande svantaggio in un’elezione che premia molto il carisma del candidato. Un ulteriore elemento di debolezza è l’assenza dei big tra i suoi supporters, in particolare un nome tra tutti: Nicolas Sarkozy.

Eric Zemmour

Facebook: 295mila follower

Twitter: 390mila follower

TikTok: 248mila follower

Instagram: 225mila follower

Telegram: 33.4mila iscritti

Pinterest: 2,9mila follower

Gettr: 48.8mila follower 

DailyMotion: 1.4mila iscritti 

YouTube: 460mila iscritti 

Ex opinionista televisivo e saggista senza filtri o censure, per molti mesi Eric Zemmour è stato il candidato rivelazione di quest’anno. Ha affermato di correre per “salvare la Francia” dai pericoli dell’immigrazione di massa e dell’Islam, condivide la teoria della “grande sostituzione” e sogna di unire nella sua candidatura il centrodestra tradizionalista e l’estrema destra. Qualche mese fa per le sue posizioni politicamente scorrette è stato condannato per incitamento all’odio razziale.

Zemmour è un outsider. Alla sua prima competizione elettorale ha contraddistinto il suo posizionamento con statement forti sulla difesa dell’identità francese e della civiltà giudaico-cristiana, anche se negli ultimi tempi ha fatto proposte anche per evitare l’indebolimento del potere d’acquisto. Zemmour però non è un fiore nel deserto, infatti, negli ultimi vent’anni il baricentro politico della Francia su molti temi come immigrazione e sicurezza si è spostato molto a destra, raddoppiando il peso elettorale di questi temi: Le Pen e Zemmour insieme raccolgono più del doppio dei consensi del centrodestra. 

Questa proposta di estrema destra riuscirà a conquistare la maggioranza relativa dell’elettorato francese?

Il presidente – candidato: la comunicazione di Emmanuel Macron

In quella che il quotidiano francese Le Monde definisce una “campagna fantasma” – finita prima di essere iniziata – il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, come abbiamo detto, è il candidato principale, favorito in tutti i sondaggi.

La ricandidatura di Macron non è certamente una sorpresa, ma in una cornice segnata dalla guerra in Ucraina e dalla crisi sanitaria la scelta è stata di farlo nel modo più sobrio possibile: dopo aver rinviato l’annuncio della sua candidatura per mesi (tanto che i giornali l’hanno definita un “non evento”), Macron annuncia la sua discesa in campo il 3 marzo con una lettera pubblicata sui giornali in cui specifica subito che non avrebbe potuto condurre la campagna elettorale come avrebbe voluto “a causa del contesto”. Anche nel video di lancio della webserie “Le Candidat” pubblicato il 4 marzo, si sottolinea che “il candidato deve poter presentare il suo progetto al paese, ma il presidente deve anche continuare a fare il suo lavoro”.

La sfida di questa elezione, perciò, è mettere in piedi una campagna di comunicazione che permetta a Macron di giocare su due fronti, quello del suo ruolo di presidente e quello della sua posizione di candidato, sapendo che sarebbe stato complicato per lui fare eventi e comizi elettorali e partecipare ai dibattiti televisivi.

A livello di campagna digitale, una soluzione trovata dal suo team è stata, tra le altre, una mini webserie su Youtube, intitolata “Le Candidat”. Attingendo dall’universo comunicativo delle serie televisive Netflix, con un episodio a settimana di una decina di minuti, la serie segue Macron dietro le quinte della campagna nella sua quotidianità di presidente – candidato. Siamo in una forma di realtà, o meglio di reality TV, che ha l’obiettivo di immergere lo spettatore nell’intimità del candidato: i primi piani, a pochi centimetri dal volto, danno l’impressione di essere vicini a Macron, che vediamo lavorare con il suo staff, ad incontri pubblici e nelle redazioni televisive, ascoltare e dialogare coi cittadini durante una passeggiata scenica sulle banchine della Senna. Il format sembra essere un modo per controllare la propria immagine, evitare il contraddittorio e il confronto con gli avversari: chi guarda questo video è infatti immerso in una “bolla” lontana dalle immagini violente del mondo esterno e il presidente è lì per sedurre in un universo scenografico moderno. Questa modalità di comunicazione ha il limite di raggiungere prevalentemente i suoi sostenitori, ma dovendo ottenere “semplicemente” un secondo mandato, rispetto ai suoi sfidanti ha la fortuna di non dover per forza coinvolgere la maggior parte dell’opinione pubblica.


Emmanuel Macron si destreggia quindi tra la sua funzione di presidente e la sua posizione di candidato, passando da toni solenni a quelli più televisivi. Questa ambiguità nella comunicazione della sua campagna ha causato l’indignazione di Charles Prats, magistrato e sostenitore di Valérie Pécresse, per un utilizzo dell’account Twitter a fini elettorali che “sarebbe simile all’uso illegale di soldi pubblici”. Infatti, se l’account “Emmanuel Macron avec vous” è stato creato ad hoc dal comitato elettorale per raccontare le sue proposte, anche l’account ufficiale “Emmanuel Macron”, che esiste dal 2017, sembra essere utilizzato per comunicazioni elettorali e la Commissione Nazionale per il Controllo della Campagna Elettorale per le Elezioni Presidenziali è stata chiara su questo tema, chiedendo una netta distinzione tra l’esercizio delle funzioni ufficiali con la propaganda relativa alla campagna elettorale, motivo per cui ha dovuto rinunciare al suo account ufficiale per trasmettere i suoi messaggi come candidato.

Tra le strategie utilizzate nella sua campagna per la rielezione, Macron ha anche creato il proprio server sul famoso gioco di costruzioni Minecraf, che in Francia ha 22 milioni di utenti. Alle 11:20 del 29 marzo la pagina “Emmanuel Macron avec vous” pubblica una serie di numeri (34.76.238.147), seguiti da emoji di mattoni e martello e corrispondenti alle coordinate di geolocalizzazione nel gioco

https://twitter.com/avecvous/status/1508735870379216905?s=20&t=J-SD7G3KSsQlMGJmXVf-DA

I giocatori possono così visitare lo spazio virtuale del candidato Macron, ricco di manifesti elettorali, bandiere tricolori, pubblicità per il comizio a La Défense e avatar della città di Minecraft che raccontano e lodano i meriti del mandato di cinque anni di Emmanuel Macron.

Una campagna che mira ad attirare i giovani elettori, visto che l’età media dei giocatori è di 24 anni. Non è la prima volta che il candidato tenta di recuperare il voto giovanile: già nel 2021 aveva cercato di smantellare la sua immagine elitaria, registrando un video con gli youtuber McFly e Carlito che in meno di 24 ore ha ottenuto milioni di visualizzazioni. C’è da dire, tuttavia, che già il 27 marzo il candidato Jean-Luc Mélenchon aveva presentato il proprio videogioco “LAEC est toi” per lanciare il suo programma “Common Future”.

Infine, è nell’ultimo weekend della campagna elettorale prima delle elezioni presidenziali francesi, precisamente il 2 aprile, che Emmanuel Macron tiene il suo primo e ultimo comizio: di fronte a più di 30mila persone, nell’arena della Défense, periferia ovest di Parigi, il palco è al centro, ma Macron si muove tra tre podi diversi per provare a stare di fronte a ogni curva

Ha esordito parlando della guerra in Ucraina e in seguito ai fischi e alle urla della sala, Macron si ferma e dice “la regola la conoscete, noi qui non fischiamo nessuno”, riferendosi implicitamente ai comizi dei suoi avversari, in particolare a quelli di Marine Le Pen, spesso interrotti da fischi. Nell’ultima settimana Macron ha attaccato più volte la leader del Rassemblement National, dimostrando che è considerata la sfidante più probabile: è una strategia solitamente utilizzata al ballottaggio, quando ci si rivolge anche agli elettori che non andranno a votare per convinzione, ma solo per sconfiggere il candidato meno gradito. Sebbene in vantaggio, il fatto che Macron abbia deciso di utilizzarla potrebbe evidenziare che gli ultimi momenti della campagna presidenziale potrebbero essere meno facili di quanto previsto. Soprattutto se a questo si aggiunge che in totale, aldilà del primo e ultimo comizio e della lunga conferenza stampa del 17 marzo in cui ha presentato il suo programma, Macron ha organizzato soltanto 6 eventi elettorali, un ritmo decisamente inferiore a quello dei suoi avversari.

Non c’è quindi da stupirsi se Macron sta provando a mobilitare l’elettorato francese contro l’eventualità che i sovranisti possano batterlo e concludendo il comizio “chiedo a tutti quelli che oggi, dalla socialdemocrazia al gollismo passando per gli ecologisti, non si sono ancora uniti a noi, di farlo, perché dall’inizio di questa avventura noi abbiamo un solo partito, è il nostro Paese”.

Per sapere se gli elettori francesi rinnoveranno la seconda stagione di Macron, non basta che aspettare il 12 aprile per scoprirlo.